PERCHE’ FARLE
In gravidanza la gestante può andare incontro a infezioni virali, batteriche o parassitarie trasmissibili al feto.
I microrganismi responsabili di queste infezioni (Tab. 1) possono raggiungere il feto sia durante lo sviluppo intrauterino (infezioni congenite) sia durante il parto (infezioni perinatali).
Nel primo caso, la trasmissione avviene per via ematogena transplacentare o, più raramente, per via ascendente; nel secondo caso si verifica durante il passaggio attraverso il canale del parto per il contatto con le secrezioni vaginali infette o con eventuali lesioni presenti a livello genitale.
In generale, le infezioni trasmesse nella prima metà della gravidanza si associano a un rischio più elevato di aborto, di malformazioni fetali e di sequele neonatali. In questa fase della gravidanza, infatti, si verificano i delicati processi che portano allo sviluppo dei tessuti e degli organi fetali e che, pertanto, aumentano l’effetto teratogeno dei microrganismi.
Poiché l’infezione del feto/neonato segue l’infezione della madre, la prevenzione e il precoce riconoscimento di quest’ultima rappresentano il mezzo più efficace per ridurre la frequenza e la gravità delle infezioni congenite.
Le indagini
Sarebbe auspicabile, quindi, che tutte le donne in età fertile si sottoponessero, PRIMA della gravidanza, a esami sierologici nei confronti degli agenti del gruppo TORCH (T, Toxoplasma; O, altri agenti, es Varicella; R, rosolia; C, Citomegalovirus; H, Herpes Simplex).
In questo modo sarebbe possibile identificare preventivamente le donne suscettibili, fornendo loro le informazioni sulle misure di profilassi da adottare e sui controlli da eseguire.
Tabella 1 – Principali microrganismi responsabili di infezione congenita
VIRUS
Virus della Rosolia
Cytomegalovirus
Herpes simplex virus
Varicella-zoster virus
Parvovirus B19
Enterovirus
HBV
HIV
Virus della Coriomeningite linfocitaria
VIRUS
Virus della Rosolia
Cytomegalovirus
Herpes simplex virus
Varicella-zoster virus
Parvovirus B19
Enterovirus
HBV
HIV
Virus della Coriomeningite linfocitaria
BATTERI
Treponema pallidum
Listeria monocytogenes
Mycobacterium tuberculosis
Campylobacter fetus
Salmonella typhosa
Borrelia burgdorferi
IgM
–
+
+
–
IgG
–
–
+
+
RISULTATO
Nessun contatto
Infezione recente
Infezione recente
Immune (infezione passata)
Cos’è il complesso TORCH
(T) TOXOPLASMA
Il toxoplasma è un parassita, che effettua una parte del suo ciclo vitale nel gatto: il gatto si infetta quando mangia carni infette, e il parassita viene poi emesso con le feci. L’uomo può essere contaminato quando mangia carni infette, o nel contatto con i gatti (ad esempio pulire la lettiera è un’attività a rischio), o ad esempio durante svaghi quali il giardinaggio. Le manifestazioni hanno una gravità variabile, a seconda dell’epoca gestazionale: primo trimestre: il passaggio attraverso la placenta avviene in meno del 20% dei casi, ma può essere talora causa di aborto
secondo trimestre: il feto viene infettato in circa un terzo dei casi. Possibili conseguenze, non presenti in tutti i casi, sono idrocefalo (una patologia in cui aumentano gli spazi liquidi nel cervello), calcificazioni cerebrali, ritardo mentale, calcificazioni epatiche, corioretinite (=problemi agli occhi)
terzo trimestre: il passaggio transplacentare avviene nel 65% dei casi, possibili conseguenze sono ritardo mentale, corioretinite, epatosplenomegalia (=aumento di volume di fegato e milza) Esiste però la possibilità di fare terapia e prevenzione dell’infezione fetale: nei casi in cui si è identificata l’infezione materna si può iniziare la terapia antibiotica, con la scelta di un farmaco che attraversa la placenta per limitare i danni nei casi in cui si è riscontrata anche infezione fetale all’amniocentesi.
Le norme di prevenzione più generali in chi è negativa al toxotest consistono nell’evitare di mangiare alcuni cibi, evitare il contatto con i gatti (con l’eccezione delle bestiole casalinghe, da sempre alimentate a scatolette), non praticare giardinaggio. I cibi “proibiti” consistono in tutte le carni crude o poco cotte: infatti il parassita è molto sensibile al calore. Non si possono quindi mangiare insaccati e prosciutto crudo, via libera a mortadella e prosciutto cotto! Evitare il latte non pastorizzato e la verdura cruda.
(O) OTHERS
La O viene a indicare altre malattie (Others in lingua inglese), comprendendo sifilide e infezioni da coxsackievirus, HIV e parvovirus B19.
Varicella
Il virus della varicella è molto diffuso: circa il 95% degli adulti hanno avuto il contatto con questo virus, e sono pertanto immuni. La varicella dà epidemie nelle comunità scolastiche,e dopo un periodo di incubazione di 10-20 giorni compaiono i sintomi clinici: febbre, dolori muscolari, ed eruzione cutanea caratteristica.
Si calcola che circa 3 donne su 1000 si infettino durante la gravidanza, ma solo nell’1% dei casi avviene il passaggio del virus al feto. Le conseguenze della varicella in gravidanza, rarissime, possono essere:al primo trimestre: non c’è evidenza che aumenti il rischio di aborto
al secondo trimestre: ventricolomegalia, microcefalia, corioretinite, cataratta, calcificazioni epatiche, ipoplasia degli arti
al terzo trimestre: di solito non ci sono problemi particolari, ad eccezione dei casi in cui l’infezione viene contratta in vicinanza del parto. Infatti il neonato, se non è protetto dagli anticorpi materni, può sviluppare un’infezione particolarmente virulenta.
Anche in questo caso, la vaccinazione preconcezionale può proteggere la donna da eventuali effetti avversi sul feto.
(R) ROSOLIA
La rosolia in gravidanza rappresenta una patologia ormai rara, grazie all’introduzione del vaccino specifico. Tale vaccino è un virus vivo attenuato, pertanto è bene evitare una gravidanza nei sei mesi seguenti alla vaccinazione stessa.
Il virus della rosolia può dare:
al primo trimestre: (probabilità di trasmissione al feto intorno all’80%) aborto, malformazioni multiple (cecità, malformazioni cardiache, sordità, microcefalia)
al secondo e terzo trimestre: (probabilità di trasmissione al feto 20-40%) ritardo di crescita, ritardo mentale
E’ quindi consigliabile effettuare uno screening in epoca preconcezionale, al fine di vaccinare le donne non immuni. Essendo il vaccino un virus vivo attenuato, si consiglia per precauzione di aspettare un paio di mesi (almeno un mese) prima di tentare il concepimento. Studi su donne sottoposte a vaccinazione durante la gravidanza (non erano consapevoli del loro stato) non hanno riportato danni nei neonati.
In caso di infezione da rosolia in gravidanza è consigliato eseguire ecografia di secondo livello ed ecocardiogramma fetale.
(C) CITOMEGALOVIRUS
Il citomegalovirus è un virus molto frequente tra gli adulti: si calcola che circa l’80% degli adulti ha gli anticorpi, cioè ha avuto in passato il contatto con il virus. Il 2-4% delle donne in gravidanza contrae l’infezione per la prima volta, ma anche le riattivazioni del virus, che rimane silente nell’organismo, possono infettare il feto, seppure assai raramente (1% dei casi). Pertanto, molti ritengono inutile l’esecuzione di test di screening in gravidanza, in quanto l’immunità pregressa non protegge dalla reinfezione o dalla riattivazione del virus.
Nei casi di prima infezione, il virus attraversa la placenta nel 40% dei casi, ma solo nello 0.5-2% di questi dà problemi importanti, che consistono in microcefalia, ventricolomegalia con calcificazioni periventricolari, corioretinite, calcificazioni epatiche, sordità, ritardo mentale, convulsioni. Il 10% dei neonati infettati presenta una sintomatologia importante alla nascita, e nel 90% dei sopravvissuti si verificano sequele neurologiche. Il 90% dei neonati infetti è asintomatico alla nascita, ma nel 10% dei casi possono verificarsi danni a carico del sistema nervoso centrale.L’amniocentesi con PCR quantitativa ci consente di identificare i feti infetti, per seguirli più attentamente con monitoraggio ecografico. La diagnosi prenatale invasiva viene eseguita solitamente dopo le 21 settimane di gestazione, periodo in cui la diuresi fetale inizia ad essere significativa (il virus viene eliminato con l’urina fetale). Se la ricerca del virus nel liquido amniotico è negativa, questo non esclude comunque la presenza di infezione fetale, infatti il test non ha la sensibilità del 100%, anche se è comunque molto affidabile.L’assenza di malformazioni fetali visibili ecograficamente non esclude che ci possano essere problemi nel neonato, soprattutto oculari o uditivi, che non possono essere investigati con l’ecografia.
(H) HERPES 1/2 Simplex
Si chiama herpes simplex 2 e colpisce la metà inferiore del corpo, in particolare la zona dei genitali (le forme dovute all’herpes simplex di tipo 1 colpiscono la metà superiore del corpo e, in particolare, viso e labbra). È la più comune malattia a trasmissione sessuale e interessa quasi 100 milioni di individui nel mondo. Nel nostro paese, dal 1998 a oggi, i casi sono aumentati progressivamente, fino a giungere al 5% in più rispetto ad allora. Le donne sono colpite quattro volte più degli uomini. L’infettività è molto elevata: in particolare, il virus si trasmette più facilmente dall’uomo alla donna. In un rapporto in cui il partner maschile è infetto la partner ha il 60% delle probabilità di contrarre il virus. Questi sono dati statistici basati sul numero di casi identificati, ma si ritiene che il numero effettivo di persone colpite da herpes genitale sia di gran lunga superiore. Non tutti i casi infatti vengono regolarmente segnalati, malgrado l’obbligo di denuncia obbligatoria previsto dalla legge. Più comune dunque di quanto si possa pensare, il disturbo, se contratto in gravidanza, può comportare conseguenze anche serie per il feto. Ecco perché è importante prevenirlo.
LA NOSTRA PROFESSIONALITA’
La nostra qualità è la vostra garanzia
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L’elevato standard raggiunto dal Laboratorio San Rocco conferma i risultati ottenuti nel tempo e ci sprona al progressivo miglioramento delle nostre performance consci che la qualità è una continua sfida.
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